La Comunità MASCI Crevalcore 1 "Sammartini" in occasione della giornata del Creato (6 ottobre 2024) ha offerto ai Parrocchiani di Sammartini il testo della relazione che
il Prof. L. Becchetti ha tenuto per il MASCI il 24/09/2024 dal titolo "VOTARE COL PORTAFOGLIO".
ESTRATTO DELLA RELAZIONE DEL PROF. LEONARDO BECCHETTI
Docente di Economia Politica all’Università Tor Vergata di Roma
24/09/2024 PER IL MASCI
Parto da un sogno che abbiamo formulato quando eravamo ragazzi e sul quale stiamo lavorando con tenacia:
Votare col portafoglio. Spesso siamo portati a pensare che i problemi dell’economia viaggino sopra le nostre teste
essendo questione di grandi poteri…
Ma se ci pensiamo bene il mercato è fatto di domanda e offerta e noi siamo la domanda. Noi siamo importanti perché
possiamo premiare con le nostre scelte quei prodotti e quelle aziende brave nella sostenibilità ambientale,
nella difesa della dignità del lavoro. Ci tengono le Aziende a fare quello che noi consumatori chiediamo loro.
Quindi il Voto col portafoglio è una grande utopia che se noi tutti prendiamo sul serio, da domani il mondo cambierebbe.
Perché invece tutto questo non è accaduto? Alcuni risultati li abbiamo raggiunti. Uno studioso americano ha detto,
forse un po’ brutalmente,: c’è un solo padrone, il consumatore che può licenziare anche dall’Amministratore Delegato in su,
semplicemente spendendo i suoi soldi da un’altra parte.
il nostro potere è molto importante. Non a caso le Aziende spendono miliardi per convincerci che dei loro prodotti
non possiamo fare a meno.
Affinché questa scelta di Voto col portafoglio non sia solo una testimonianza individuale, bella e gratificante,
ma possa avere un impatto politico, bisogna che i tanti pesciolini, che siamo noi, si coordinino in uno sforzo comune:
attraverso le nostre scelte possiamo cambiare il mondo.
Anche in politica il potere ce l’abbiamo noi esprimendo il voto a favore dei politici che più si avvicinano al nostro progetto di fraternità,
di solidarietà, di amministrazione condivisa.
Ma anche qui la cosa funziona solo se ci aggreghiamo, se siamo compatti.
Il Voto col portafoglio nasce dal basso, dalla società civile. Alcune organizzazioni (che all’inizio erano carbonare e pioniere)
sono oggi delle istituzioni che hanno capito quanto sia importante lo sviluppo sostenibile. Se questa utopia non si è ancora
realizzata è perché ci sono almeno sei ostacoli al voto col portafoglio: 1) la consapevolezza. Non è vero che tutti siano consapevoli;
tantissime persone non hanno idea del potere che hanno nelle mani. 2) L’informazione: non basta l’entusiasmo, occorre anche sapere
come comportarsi davanti a uno scaffale del supermercato dove non so decifrare le aziende sostenibili o meno. Un’indagine del dottor
Pagnoncelli dice che, siccome oggi tutte le Aziende si propongono come etiche, i consumatori sono confusi. 3) Il coordinamento:
abbiamo già visto prima che i pesciolini debbono coordinarsi per raggiungere un effetto politico. 4) Il prezzo: è quello più discusso: con
le famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese, come si fa a comprare cose che costano di più? 5) Investimenti: le grandi Aziende
che hanno un solo prodotto etico e vogliono convincerci che lo sono del tutto, hanno tanti soldi da spendere in pubblicità, mentre i veri
produttori etici 100% non ne hanno. 6) La pigrizia: cambiare abitudini richiede fatica. A proposito del costo ricordo un bar alla stazione
di Verona: caffè equo-solidale € 1,20! Io decido per l’equo-solidale ma la mia amica Donatella trova il prezzo esagerato: con quel che
prende a fare le pulizie non se lo può permettere. Ebbene tutti quelli che votano col portafoglio lo fanno perché persone come Donatella
possano avere un lavoro migliore e si smetta di sfruttare e costringere le persone a lavorare per molto poco (sono i lavoratori poveri, di
cui l’Istat ci parla quasi tutti i mesi).
L’attenzione a questi nuovi stili di vita ha portato molte persone generative che avevano a cuore questo problema a unirsi:
abbiamo fatto nascere Next (Nuova Economia Per Tutti), E’ una rete dove si trovano Banche, Cooperative, Commercio equo-solidale,
Sindacati, Legacoop, Acli… tutte forze per creare percorsi di accompagnamento delle Aziende verso la sostenibilità sociale e ambientale.
Poi è nato Gioosto (www.giosto.com): una piattaforma on-line dove, se vi ho convinto stasera, voi potete tranquillamente, senza uscire
di casa, col vostro cellulare, in 5 minuti, fare la spesa e vi arriva tutto. Si tratta di una gamma di prodotti che provengono dalle storie
più belle del nostro paese: per esempio dal lavoro in carcere, storie da Napoli, Palermo o Verbania, prodotti della legalità e della qualità
socio-ambientale… Un modo per votare col portafoglio anche a distanza con grandissima facilità (la pigrizia!).
Dove il Voto col portafoglio ha avuto grandi successi è nel campo ambientale Green e nel campo della Finanza. Con Banca
Etica abbiamo creato fondi di investimento per impegnare i risparmi dei cittadini e favorire quelle Aziende più sostenibili: niente armi,
niente fonti fossili e così via. Si tratta di fondi che vanno bene e hanno raccolto miliardi. Adesso le grandi organizzazioni finanziarie
hanno tutte un fondo Green; anche il Governo italiano emette dei Bond, dei BTP verdi, Titoli di stato italiani con i quali si raccolgono i
fondi solo per investire in attività ecologicamente sostenibili, come l’efficientamento energetico delle case, l’incentivazione alle fonti
rinnovabili, la tutela della biodiversità. Questa finanza Green comincia ad avere successo tanto da coinvolgere gli Stati Nazionali che
addirittura si fanno concorrenza tra di loro perché, se ci sono Titoli Verdi Italiani, ci sono anche Titoli di Stato Tedeschi, Francesi…
Quindi votare col portafoglio ha generato nuovi stili di vita, una consapevole cittadinanza attiva, una democrazia partecipata per una co-
programmazione e una co-progettazione. La società civile quindi è un fermento fondamentale capace di incidere sulle scelte della
politica Si pensi alla riforma dell’art. 9 della Costituzione per inserire il tema della sostenibilità ambientale per le aziende o alla famosa
Comunità della Val di Fiemme che da centinaia di anni gestisce i beni comuni come il patrimonio boschivo della valle. Sta diffondendosi
la consuetudine che la programmazione per la soluzione di problemi di welfare non spetti più alla sola Amministrazione ma a tutte le reti
della Società Civile chiamate a concorrere insieme. In questo senso si è espressa anche la Corte Costituzionale nel 2021.
Ora oggi il sentire di questo tipo di società civile esercita pressione sui partiti e sull’opinione pubblica per considerare l’urgenza
di questi cinque (almeno) assi: distribuzione del reddito, migranti, sicurezza, clima, diritti civili. In una parola la fraternità e l’intelligenza
relazionale vanno poste al centro della nostra visione culturale e politica; delle tre parole della Rivoluzione francese il pensiero
occidentale ha lavorato solo sulle prime due (Libertà - per il pensiero liberale, Uguaglianza – per il pensiero socialista), mentre la
Fraternità è sparita. E’ questa invece che ci serve per risolvere il problema delle guerre, i conflitti tra gli Stati, le relazioni familiari, i
rapporti di lavoro, i problemi della sanità… Abbiamo scritto “Uno spartito per rigenerare l’Italia” con le voci di tanti del nostro mondo, ex
ministri compresi, e costruito un sito dove qualsiasi associazione può partecipare col proprio contributo. Sono molto attive in questo le
Comunità Energetiche.
Il problema di fondo è la felicità, tema centrale della Route ’24 degli scout a Verona. Fra i tanti dati che concorrono alla felicità
c’è la partecipazione, la qualità della vita e delle relazioni, il reddito, la salute, l’istruzione… ma su tutto sta che la felicità si conquista
con i piedi, cioè sta nel civismo, nell’impegno, nella gratuità cioè quelli che Scitovsky chiamava i “beni di stimolo” che richiedono prima
un investimento, un impegno spirituale (es. lo sport, le competenze, la conoscenza di una lingua…). I “beni di comfort”, invece, sono
quelli che creano dipendenza, assuefazione, per cui troppa gente non si alza dal divano. Come già detto, la ricetta del Voto col
portafoglio funziona se la gente si alza dal divano.
Domande.
1. Chi lavora per produrre beni sottocosto prende salari da fame. Non c’è molto caporalato sullo scaffale dei supermercati?
R. Il caporalato è qui fra noi: è un problema a Foggia, a Siracusa, a Latina... È il problema del pachino. Oggi dovremmo creare un
marchio; stiamo collaborando anche con il Cnel per un “Caporalato free” cui possano aderire le aziende dagli standard migliori, un
marchio visibile ai consumatori. Oggi si parla di Caporalato in occasione della tragedia in cui ci scappa il morto e allora c’è l’intervista, se
ne parla per qualche giorno e poi la decisione: aumentiamo gli Ispettori! Ma c’è un’altra strada: rendiamo visibili queste scelte ai
cittadini e io sono sicuro che saranno premiate le organizzazioni migliori. L’Europa sta costruendo il Passaporto digitale del prodotto.
Quando partì l’idea del Voto col portafoglio partimmo con il chiedere che fosse scritta sull’etichetta di un prodotto tutta la sua storia:
ovviamente scritta in piccolo, ma che nessuno leggeva. Oggi abbiamo il QR Code, ormai divenuto popolare. Tutti sanno che cos’è il QR
Code: al ristorante è il modo per conoscere il menù. L’idea dell’Europa è di associare un QR Code col quale possiamo sapere tutta la
storia di quel prodotto; ciò consente al cittadino una scelta responsabile. Sono passi avanti. Anche a livello istituzionale sappiamo che gli
appalti hanno introdotto i Criteri minimi ambientali e sociali: non si guarda più soltanto ai prezzi. Alle stesse imprese preme segnalare la
qualità ambientale dei propri prodotti. Da una ricerca che abbiamo fatto noi, risulta che un 30/40% dei consumatori è disposto a pagare
di più un prodotto sostenibile.
Tanti ragazzi fanno la lista di nozze con prodotti dell’Equo e solidale. Comprare su Gioosto prodotti del lavoro fatto in carcere
contribuisce a ridurre la recidiva del 70/80%. Votare col portafoglio vuol dire fare un contratto con un fornitore di energia prodotta solo
da fonti rinnovabili; vuol dire investire i propri risparmi in una banca più sostenibile o in un Fondo etico… Tutto questo rende la nostra
vita più generativa; ormai non ci sono alibi: possiamo fare tutto online, c’è tutto online dalla finanza, all’energia, alla spesa quotidiana.
1. Come riconoscere i Green veri dai falsi?
R. Da soli per noi è difficile. Dobbiamo capire di chi fidarci. Ad es. se il Masci o le Acli fanno una lista di prodotti sostenibili, beh mi
fido della reputazione di chi mi fa questa cosa. Se Gioosto è l’espressione di Legambiente, delle Acli, del Sindacato… è chiaro che
l’offerta è già filtrata da queste organizzazioni di cui ci si piò fidare. Sono queste organizzazioni che hanno le informazioni più
aggiornate. Ci si può sempre sbagliare ma la pista è generalmente affidabile. Ci sono video informativi che basta cercare; Youtube ne
ha tanti; per es. Oxfam ha fatto una campagna, tutta sul Vota col portafoglio, dal nome “Scopri il marchio”. C’è la Scuola di Economia
Civile, il Festival di Economia Civile…
2. C’è un problema di fondo: il profitto. Che interesse c’è a vendere un prodotto che non rende?
R. La creazione di un valore economico non è un male ma un utile che circola nel sistema. L’Organizzazione che realizza un utile lo
deve conciliare con un valore ambientale e sociale: il dualismo non sarebbe cristiano. Quando parliamo di Banche etiche, di Banche di
Credito Cooperativo, di Commercio eco-solidale parliamo di organizzazioni che mettono insieme le due cose. Per es. il lavoro di Etica
SGR, che è quello di selezionare i Titoli di alcune aziende e non di altre, è stato un lavoro vantaggioso anche per i risparmiatori. E’
ovvio che ci si accontenta di rendimenti onesti.
3. Che dire delle aziende fornitrici di energia sostenibile ma che all’origine non lo erano?
R. Io posso scegliere un fornitore che fa solo rinnovabili (ad es. E’nostra e We for green). Tutti ormai hanno (abbiamo) l’obiettivo di
emissioni 0. Al momento le emissioni 0 di CO2 non sono possibili; oggi è possibile una compensazione, cioè a fianco di emissioni se ne
riducono i danni per es .piantando alberi, finanziando Comunità energetiche… Oggi il sistema in uso in Europa è questo: dò dei diritti
ad aziende di inquinare per es un valore di 10. Se un’azienda funziona solo inquinando 15, può acquistare un pacchetto di
inquinamento del valore di 5 da un’altra azienda che non ne ha bisogno. Sono i Certificati Verdi che se permettono di tollerare i grossi
inquinatori, premiano però i virtuosi: è un incentivo nella direzione giusta. Questi Certificati Verdi hanno un prezzo talvolta molto alto, a
significare che la domanda di inquinamento è molto alta; buon segno, invece, se il prezzo è basso perché vuol dire che le aziende
hanno bisogno di inquinare meno.
4. Quanto l’Autonomia differenziata favorisce o frena l’economia sostenibile?
R. L’Autonomia differenziata è l’opposto della solidarietà: c’è un ricchezza che verrebbe messa a disposizione della nazione ma che
una Regione si riprende per gestirla per sé. Bisogna però chiedersi perché finora la solidarietà non abbia funzionato, perché il Nord e il
Sud abbiano avuto due storie così diverse. E c’è da chiedersi se non esiste una solidarietà diversa, più intelligente. Per es. quella del
PNRR, o della Fondazione con il Sud… Questa vive con i soldi delle Fondazioni del Nord, erogati su progetti, non a pioggia; è una via
utile per far nascere Fondazioni di Comunità. Se una Comunità (di Messina, o di Napoli o di Salerno) riesce a raccogliere
300.000/400.000 € di capitale come rete di organizzazioni civili, Fondazione con il Sud raddoppia e nasce la Fondazione di Comunità.
In questo modo è richiesta la responsabilità del ricevente.
6 I GAS (Gruppo d’acquisto solidale) sono realtà sottodimensionate? Che ruolo possono avere?
R. Sono di per sé sottodimensionati: si tratta di piccole aziende agricole dal costo di produzione molto basso, es. 10, e un prezzo
finale 100. In mezzo sta tutto il costo della distribuzione. Il consumatore dice al produttore: io pago 100 mentre tu produttore prendi
10. Perché non ci accordiamo per una relazione diretta tra noi due e ci dividiamo la rendita? Si tratta di un patto, di un’alleanza tra
produttori e consumatori. C’è un esempio in Francia molto efficiente dove il consumatore fa coltivare al produttore specifici prodotti
che gli interessano.
7 C’è il rischio che i marchi di qualità facciano dell’ecologismo di facciata?
R. Il rischio c’è sempre, rischio che si può ridurre se ricevo informazioni da persone di cui mi fido.
8 Per molte aziende in occidente il tema della sostenibilità è una zavorra che abbassa la competitività e il consumatore deve fare i
conti con un portafoglio che non è infinito.
R. E’ vero il contrario. Le aziende che non fanno la transizione ecologica saranno presto fuori dal mercato; lo dimostra il mercato
dell’auto: abbiamo introdotto i dazi, ma non siamo stati capaci di sfidare i cinesi sull’automobile del futuro che sarà quella elettrica. Già
oggi in Cina le auto elettriche costano meno di quelle con motore a scoppio.
9 Come si concilia tutto questo con il problema della pace?
R. Manca oggi il tema del paradigma relazionale. Ciò che manca nella vita è il tema delle relazioni. Se si mettono insieme gratuità,
fiducia, cooperazione si favorisce la formazione di una squadra dove 1+1 non fa più 2 ma può fare 3. Il dono è la variabile chiave che
fa scattare la fiducia reciproca. C’è un’arte dell’intelligenza relazionale da perseguire anche nelle relazioni tra gli Stati per disinnescare
il conflitto. Le guerre non si vincono pensando di eliminare il nemico, ma eliminando le ragioni dell’odio, producendo gesti di
deescaletion. In Sudafrica Desmond Tutu ha sgonfiato il conflitto bianchi-neri favorendo tavoli di confronto, di giustizia riparativa tra
vittime e carnefici. Così anche in Italia le Brigate Rosse sono state vinte con i gesti significativi di Bachelet, di Maria Fida Moro;
puntando cioè ad eliminare le ragioni dell’odio. Non credo che Israele in questo momento stia raggiungendo un buon risultato: ha
eliminato un sacco di persone e ha moltiplicato le ostilità nei propri confronti.
Trascrizione quasi fedele a cura del MASCI Crevalcore “Sammartini”.